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VerdeGusto > Prodotti Tipici > Guida ai prodotti tipici italiani: DOP, IGP,STG, PAT e DeCo
Sapere e Sapori

Guida ai prodotti tipici italiani: DOP, IGP,STG, PAT e DeCo

Questa guida esplora in dettaglio le sigle che certificano i prodotti tipici italiani, come DOP e IGP. Analizza il loro significato, la storia, i criteri di assegnazione e l’importanza per produttori e consumatori. Un viaggio attraverso l’eccellenza enogastronomica italiana e la sua tutela.


Anna Bruno
Di Anna Bruno
Pubblicato il: 19 Novembre 2024
Sapere e Sapori
Prodotti Tipici
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Ultimo Aggiornamento: 3 Luglio 2025
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15 min di lettura
Mozzarella - Foto di Tania Aviles Pix

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 Questa guida esplora in dettaglio le sigle che certificano i prodotti tipici italiani, come DOP e IGP. Analizza il loro significato, la storia, i criteri di assegnazione e l’importanza per produttori e consumatori. Un viaggio attraverso l’eccellenza enogastronomica italiana e la sua tutela.

Sommario
  • L’importanza delle certificazioni di qualità
  • La storia delle certificazioni in Italia
    • La conferenza di Stresa del 1951
    • L’avvento delle normative europee
  • DOP: denominazione di origine protetta
    • Criteri di assegnazione
    • Esempi di prodotti DOP italiani
  • IGP: indicazione geografica protetta
    • Differenze con la DOP
    • Prodotti IGP italiani famosi
  • STG: specialità tradizionale garantita
    • Caratteristiche distintive
    • Criteri di assegnazione
    • Esempi di STG italiane
  • PAT: prodotti agroalimentari tradizionali
    • Differenze con DOP e IGP
    • Il ruolo delle regioni
  • De.Co.: denominazione comunale
    • Processo di riconoscimento
    • Vantaggi per le comunità locali
    • Esempi di prodotti De.Co.
  • Il ruolo dell’Unione Europea nella tutela dei prodotti tipici
  • L’importanza delle certificazioni per i consumatori
  • Il futuro delle certificazioni di qualità
    • Sfide da affrontare
    • Opportunità di sviluppo
    • Prospettive future
  • Conclusioni

L’Italia è rinomata in tutto il mondo per la sua straordinaria tradizione culinaria e per la qualità dei suoi prodotti agroalimentari. Questa eccellenza è spesso accompagnata da sigle e marchi che ne certificano l’autenticità e la provenienza. Ma cosa significano realmente queste sigle? Quali sono le differenze tra DOP, IGP e le altre certificazioni? In questa guida completa, esploreremo il mondo delle denominazioni dei prodotti tipici italiani, fornendo tutte le informazioni necessarie per comprendere e apprezzare al meglio il patrimonio enogastronomico del Bel Paese.

L’importanza delle certificazioni di qualità

Le certificazioni di qualità nel settore agroalimentare italiano rappresentano un pilastro fondamentale per la tutela e la valorizzazione dei prodotti tipici. Questi riconoscimenti non sono semplici etichette, ma veri e propri sigilli di garanzia che attestano l’autenticità e l’eccellenza di un prodotto.

Per chi acquista, le certificazioni offrono una sicurezza sulla provenienza e sulla qualità del prodotto. Rappresentano una guida affidabile nella scelta di alimenti che rispettano tradizioni secolari e standard produttivi elevati. Il consumatore moderno, sempre più attento e informato, trova in queste sigle un punto di riferimento per orientarsi nel vasto panorama dell’offerta alimentare.

Dal punto di vista dei produttori, le certificazioni sono uno strumento prezioso per distinguersi sul mercato. Garantiscono una tutela legale contro le imitazioni e valorizzano il lavoro di chi si impegna a mantenere vive le tradizioni gastronomiche locali. Inoltre, rappresentano un incentivo a preservare metodi di produzione sostenibili e rispettosi dell’ambiente.

Le denominazioni di qualità hanno un impatto significativo sulle economie locali. Promuovono lo sviluppo di filiere produttive radicate nel territorio, favorendo l’occupazione e il mantenimento di attività tradizionali. Contribuiscono inoltre alla promozione turistica delle regioni, attirando visitatori interessati a scoprire le eccellenze enogastronomiche locali.

Prosciutto di Parma - Foto di Rita Pix
Prosciutto di Parma – Foto di Rita Pix

La storia delle certificazioni in Italia

Il percorso che ha portato all’attuale sistema di certificazioni dei prodotti tipici italiani affonda le sue radici in una lunga tradizione di tutela delle eccellenze agroalimentari. Le prime forme di tutela dei prodotti tipici in Italia risalgono agli anni ’30 del XX secolo, con l’introduzione delle denominazioni di origine per i vini. Tuttavia, è solo nel dopoguerra che si inizia a delineare un quadro normativo più strutturato.

La conferenza di Stresa del 1951

Un momento chiave in questo percorso è rappresentato dalla conferenza di Stresa del 1951. In questa occasione, diversi paesi europei, tra cui l’Italia, si riunirono per definire criteri comuni per la tutela dei prodotti caseari. Fu qui che si gettarono le basi per le future denominazioni di origine.

Negli anni successivi, il sistema di tutela si è progressivamente ampliato e perfezionato. L’Italia ha giocato un ruolo di primo piano in questo processo, spingendo per una regolamentazione sempre più dettagliata e rigorosa a livello europeo.

L’avvento delle normative europee

Il vero punto di svolta arriva nel 1992, quando l’Unione Europea introduce un sistema armonizzato di protezione delle indicazioni geografiche e delle denominazioni d’origine. Nascono così le sigle DOP e IGP, che ancora oggi rappresentano i principali marchi di qualità per i prodotti agroalimentari europei.

Formaggio italiano - Foto di Massimiliano Olivi Pix
Formaggio italiano – Foto di Massimiliano Olivi Pix

DOP: denominazione di origine protetta

La Denominazione di Origine Protetta (DOP) rappresenta il livello più alto di tutela per i prodotti agroalimentari nell’Unione Europea. Questa certificazione garantisce un legame indissolubile tra il prodotto e il suo territorio d’origine. Un prodotto DOP deve la sua unicità esclusivamente all’ambiente geografico in cui viene realizzato, compresi i fattori naturali e umani. Ciò significa che tutte le fasi di produzione, trasformazione ed elaborazione devono avvenire nell’area geografica delimitata.

Criteri di assegnazione

Per ottenere la certificazione DOP, un prodotto deve soddisfare rigidi criteri:

  • Provenienza delle materie prime dall’area geografica designata
  • Rispetto di un disciplinare di produzione approvato
  • Legame dimostrabile tra le caratteristiche del prodotto e l’ambiente geografico

Esempi di prodotti DOP italiani

L’Italia vanta un ricco patrimonio di prodotti DOP, che spaziano dai formaggi ai salumi, dall’olio d’oliva ai prodotti ortofrutticoli. Alcuni esempi celebri includono:

  • Parmigiano Reggiano
  • Prosciutto di Parma
  • Mozzarella di Bufala Campana
  • Aceto Balsamico Tradizionale di Modena

L’iter per ottenere la certificazione DOP è complesso e rigoroso. Prevede la presentazione di una domanda dettagliata, l’approvazione a livello nazionale e successivamente europeo, e infine l’iscrizione nel registro delle denominazioni protette.

Vai ai prodotti tipici, guida completa.

Parmigiano Reggiano - Foto di Morana T Pix
Parmigiano Reggiano – Foto di Morana T Pix

IGP: indicazione geografica protetta

L’Indicazione Geografica Protetta (IGP) è un’altra importante certificazione europea che tutela i prodotti agroalimentari di qualità, ma con criteri leggermente meno stringenti rispetto alla DOP. Un prodotto IGP deve possedere una qualità, reputazione o altra caratteristica che possa essere attribuita all’origine geografica. A differenza della DOP, è sufficiente che almeno una fase del processo produttivo avvenga nell’area geografica designata.

Differenze con la DOP

Le principali differenze tra IGP e DOP riguardano:

  • Il legame con il territorio: meno stretto per l’IGP
  • L’origine delle materie prime: non necessariamente dalla zona designata per l’IGP
  • Le fasi di produzione: solo una deve avvenire nell’area geografica per l’IGP

Prodotti IGP italiani famosi

Tra i numerosi prodotti IGP italiani, possiamo citare:

  • Mortadella Bologna
  • Speck Alto Adige
  • Bresaola della Valtellina
  • Limone di Sorrento

Le certificazioni IGP, come le DOP, giocano un ruolo fondamentale nell’economia agroalimentare italiana. Contribuiscono a preservare le tradizioni locali, a sostenere le economie rurali e a promuovere l’eccellenza italiana nel mondo.

Limoni della costiera - Foto di Luigi Celentano Pix
Limoni della costiera – Foto di Luigi Celentano Pix

STG: specialità tradizionale garantita

La Specialità Tradizionale Garantita (STG) è una certificazione che si distingue dalle DOP e IGP per il suo focus sulla tradizione produttiva piuttosto che sul legame con un territorio specifico.

Caratteristiche distintive

Un prodotto STG deve:

  • Essere ottenuto con un metodo di produzione tradizionale
  • Utilizzare materie prime o ingredienti tradizionali
  • Avere una composizione o un modo di produzione che lo distingua chiaramente da altri prodotti simili

Criteri di assegnazione

Per ottenere la certificazione STG, un prodotto deve dimostrare:

  • Una storia di produzione di almeno 30 anni
  • Rispetto di un disciplinare di produzione approvato
  • Caratteristiche che lo rendono “tradizionale”

Esempi di STG italiane

L’Italia conta pochi prodotti STG, ma significativi:

  • Mozzarella
  • Pizza Napoletana

Le STG svolgono un ruolo importante nella preservazione del patrimonio gastronomico, tutelando ricette e metodi di produzione tradizionali che potrebbero altrimenti andare perduti.

Pizza napoletana - Foto di Matteo Orlandi Pix
Pizza napoletana – Foto di Matteo Orlandi Pix

PAT: prodotti agroalimentari tradizionali

I Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT) rappresentano una categoria di eccellenze gastronomiche italiane riconosciute a livello nazionale, ma non europeo. I PAT sono prodotti le cui metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura risultano consolidate nel tempo, per un periodo non inferiore ai 25 anni.

Differenze con DOP e IGP

A differenza delle certificazioni europee, i PAT:

  • Sono riconosciuti solo a livello nazionale
  • Non richiedono un disciplinare di produzione ufficiale
  • Hanno un processo di riconoscimento più semplice

Il ruolo delle regioni

Le regioni italiane giocano un ruolo chiave nell’identificazione e nella promozione dei PAT, compilando e aggiornando annualmente gli elenchi di questi prodotti. Ogni regione italiana vanta numerosi PAT, che spaziano dai dolci ai salumi, dai formaggi ai prodotti ortofrutticoli. Alcuni esempi:

  • Pane carasau (Sardegna)
  • Lardo di Colonnata (Toscana)
  • Pasta di Gragnano (Campania)
Pane carasau - Foto di Stephanie Albert Pix
Pane carasau – Foto di Stephanie Albert Pix

De.Co.: denominazione comunale

Le Denominazioni Comunali (De.Co.) rappresentano un ulteriore livello di riconoscimento per i prodotti tipici, questa volta a livello comunale. Le De.Co. nascono per valorizzare le produzioni locali di piccola scala, spesso legate a singoli comuni o aree geografiche molto ristrette.

Processo di riconoscimento

Il riconoscimento De.Co. avviene attraverso una delibera comunale che:

  • Identifica il prodotto tipico
  • Ne descrive le caratteristiche
  • Stabilisce eventuali regole di produzione

Vantaggi per le comunità locali

Le De.Co. offrono diversi benefici:

  • Promozione del territorio
  • Tutela delle tradizioni locali
  • Sostegno alle piccole produzioni

Esempi di prodotti De.Co.

Alcuni esempi di prodotti con Denominazione Comunale:

  • Amaretto di Saronno (Lombardia)
  • Pane di Altamura (Puglia)
  • Torrone di Cremona (Lombardia)
Pane di Altamura - Foto di Stefano Ferrario Pix
Pane di Altamura – Foto di Stefano Ferrario Pix

Il ruolo dell’Unione Europea nella tutela dei prodotti tipici

L’Unione Europea svolge un ruolo fondamentale nella protezione e promozione dei prodotti agroalimentari di qualità, attraverso un sistema di certificazioni riconosciuto a livello internazionale. Il sistema di tutela europeo si basa su regolamenti che definiscono:

  • I criteri per l’assegnazione delle certificazioni
  • Le procedure di controllo e verifica
  • Le modalità di protezione dei marchi

La politica europea in materia di prodotti tipici mira a:

  • Proteggere i produttori da concorrenza sleale e imitazioni
  • Garantire ai consumatori prodotti di qualità
  • Preservare le tradizioni gastronomiche europee

Il processo di riconoscimento a livello europeo prevede diverse fasi:

  1. Presentazione della domanda a livello nazionale
  2. Esame e approvazione preliminare da parte dello Stato membro
  3. Valutazione da parte della Commissione Europea
  4. Pubblicazione e periodo di opposizione
  5. Registrazione finale

Le certificazioni europee hanno un impatto significativo sul commercio internazionale, facilitando l’esportazione di prodotti di qualità e proteggendoli da imitazioni sui mercati esteri.

Pasta italiana - Foto di Bella RaKo Pix
Pasta italiana – Foto di Bella RaKo Pix

L’importanza delle certificazioni per i consumatori

Le certificazioni di qualità rappresentano un importante strumento di informazione e garanzia per i consumatori, sempre più attenti alla provenienza e alla qualità dei prodotti alimentari. Le certificazioni assicurano al consumatore che il prodotto acquistato è autentico e realizzato secondo tradizioni e metodi specifici.

DOP, IGP e altre certificazioni forniscono informazioni chiare sull’origine geografica dei prodotti, permettendo scelte consapevoli. I prodotti certificati sono sottoposti a rigidi controlli, garantendo elevati standard di sicurezza alimentare. Acquistando prodotti certificati, i consumatori supportano le economie locali e contribuiscono alla preservazione di tradizioni gastronomiche uniche.

Il futuro delle certificazioni di qualità

Il sistema delle certificazioni di qualità è in continua evoluzione, adattandosi alle nuove sfide del mercato globale e alle mutevoli esigenze dei consumatori. Alcune tendenze che stanno influenzando il futuro delle certificazioni includono:

  • Crescente attenzione alla sostenibilità ambientale
  • Digitalizzazione dei processi di controllo e tracciabilità
  • Espansione verso nuovi mercati internazionali

Sfide da affrontare

Il sistema delle certificazioni deve confrontarsi con diverse sfide:

  • Contraffazione e Italian sounding
  • Complessità burocratiche
  • Equilibrio tra tradizione e innovazione

Opportunità di sviluppo

Le certificazioni di qualità offrono numerose opportunità:

  • Rafforzamento del Made in Italy nel mondo
  • Sviluppo di nuovi prodotti certificati
  • Integrazione con il turismo enogastronomico

Prospettive future

Il futuro delle certificazioni di qualità sarà caratterizzato da:

  • Maggiore integrazione tra diversi sistemi di certificazione
  • Aumento della consapevolezza dei consumatori
  • Potenziamento della protezione a livello internazionale

Conclusioni

Le certificazioni di qualità rappresentano un patrimonio inestimabile per l’Italia, tutelando e valorizzando le eccellenze enogastronomiche del Bel Paese. DOP, IGP, STG, PAT e De.Co. sono molto più che semplici sigle: sono custodi di tradizioni secolari, garanti di qualità e autenticità, motori di sviluppo economico per i territori. Per i consumatori, queste certificazioni offrono una bussola affidabile nel vasto mare dell’offerta alimentare, assicurando prodotti di alta qualità e legati al territorio. Per i produttori, rappresentano un riconoscimento del loro impegno e una tutela contro la concorrenza sleale.

Il sistema delle certificazioni, pur con le sue sfide, si conferma un pilastro fondamentale per il futuro dell’agroalimentare italiano. La sua continua evoluzione, in sintonia con le nuove esigenze di mercato e le crescenti aspettative dei consumatori, promette di mantenere vivo e vitale il patrimonio gastronomico italiano, proiettandolo con forza nel futuro. In un mondo sempre più globalizzato, le certificazioni di qualità dei prodotti tipici italiani si ergono come baluardi di autenticità e eccellenza, raccontando storie di territori, tradizioni e sapori unici che continuano a incantare e deliziare palati in tutto il mondo.

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Anna Bruno è giornalista professionista e autrice specializzata in enogastronomia, turismo sostenibile e cultura del cibo. Ha raccontato per oltre vent’anni luoghi, sapori e persone in Italia e nel mondo, con uno sguardo attento alla sostenibilità e all’identità territoriale. Direttrice responsabile di VerdeGusto e cofondatrice di FullPress Agency, ha scritto Digital Food (Flaccovio Editore) e collabora come consulente e docente in progetti dedicati al marketing agroalimentare, alla comunicazione per le aziende del food e alla valorizzazione delle filiere locali.
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